Una luce abbondante by Sonia Serazzi

Una luce abbondante by Sonia Serazzi

autore:Sonia Serazzi [Serazzi, Sonia]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa
editore: Rubbettino Editore
pubblicato: 2024-02-19T10:41:23+00:00


Francabbù sveglia il mondo (due)

Mia madre ha ricominciato a partorire angeli che girano per casa, e che si ostina a darmi per fratelli. Chiaro che non li voglio i parenti con le ali. Per sorella mi tengo Sarsì, che è sfiatata e figlia adottiva di una mezza suoretta, ma tutte le mattine mi bussa alla porta con un sorriso e insieme partiamo a scuola. Per strada lei mi chiede sempre se per caso ha i capelli sporchi, e vuole che le guardi bene le radici e le punte, qualche volta pretende pure che le annusi il cranio. «Profumi di rosa» le dico, ed è la verità. Punto esclamativo. Camminando arriviamo alla baracca dove dorme Marsol, perché per tutto il resto lui abita da me. Infatti mi è toccato per fratello. Certo è un fratello scilinguato, eppure quando piove ci aspetta per strada con l’ombrello grande che gli presta mio padre per ripararci da ogni goccia: allo scilinguato il cuore e la testa funzionano, quindi alla fine della lingua impicciata uno se ne dimentica. Marsol per la scuola si lava e si veste benissimo, con i panni che papà gli porta dal magazzino dei preti. Anche il deodorante al muschio gli regala mio padre, ma quello lo compra apposta. Il fratello mezzo muto me lo ha procurato mamma: lui era andato dai dottori a farsi sciogliere la lingua, e lei a convincersi che gli angeli non hanno bisogno della sua pancia per esistere. Sono usciti quasi sani dall’ospedale, e si tenevano per mano. Questa cosa della mano me l’ha raccontata Frignamena: lei era l’infermiera del reparto, e li sorvegliava dalla finestra. Però una che campa guardando la vita del prossimo dalla finestra secondo me un controllo delle rotelle dovrebbe farselo. Pure Sarsì guarda la vita degli altri, ma lei lo fa per aggiustarla quando le riesce. Certe volte mi convinco che Sarsì annusa le lacrime nel vento: arriva sempre da me quando mamma è a letto a partorire qualche pennuto, e io sono ancora in pigiama a capire come devo vestirmi per non finire in mano agli assistenti sociali. Niente di personale, ma proprio non mi convince l’idea di trasferirmi in qualche istituto. Alla fine gli angeli di mia madre non fanno male a nessuno, dato che i suoi pupi di cielo li vede solo lei. Marsol e io insomma siamo i suoi figli marroni, quelli di terra come tutti. Sarsì ci dice che il Signore ci ama più degli angeli, perché gli angeli di lui non hanno bisogno e noi sì. E di certo mi fido se la figlia adottiva di una suora mi parla di Dio. Ma torniamo a quando Sarsì annusa le mie lacrime e corre a salvarmi. Una mattina, per dire, avevo tutti i calzini sporchi, le canottiere sudate e le mutande in lavatrice. Ho infilato le calze di mio padre, il sotto di una tuta da ginnastica e un maglioncino di mia madre, ristretto da una centrifuga bollente, poi ci ho abbottonato sopra un giacchetto serio che ho scelto con mio padre, e insieme abbiamo deciso che era ora di attaccare una lavatrice.



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